
Ci sono ore del giorno, dopo mezzodì, che nelle piazze, per le vie e i vicoli delle città e dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, scatta la controra. È l’ora del dio Pan e di ninfe, come Nadia Carbone, oritana già presentata nella galleria degli auguri speciali per il 2021. È una sorta di satiro che ben ama i piaceri della vita, invasato come Dioniso e a volte un po’ malinconico. Altre volte è uno spiritello giocoso e irriverente, un giullare pronto con i suoi strali che non risparmiano niente e nessuno. Di sé ha già detto che si sente sia attore sia filosofo. Ama scrivere lettere a se stesso in cui si auto-loda, si auto-celebra senza ritegno! Qualcuno potrebbe trovarlo eccentrico, ma tant’è. Se vuoi incontrarlo vai a Via Francesco Milizia a Oria, il luogo per lui più ispirante in questa fase della sua vita. Alla controra consuma le suole delle scarpe e il vitreo dei suoi occhi 👀 in quella che è la promenade (dal francese: passeggiata) per eccellenza della città che fu micenea, messapica, normanna e romana. Del resto Giuseppe Vitale, di cui qui sto parlando, è uno spiritello dei luoghi, tanti ne ha vissuti ad Oria, a parte i suoi anni romani. E un po’ con i posti in cui è stato sembra perdersi, sembra lasciare sempre qualcosa di sé a partire dal Santuario di San Cosimo alla Macchia dove ebbe la sua teofania tra il 1977 e il 1980, la sua vocazione all’arte della scena alla quale ha dedicato finora gran parte della sua vita. E di quegli anni ne ha fatto un racconto, Il Leone di San Cosimo in cui il suo artista-bambino 🧒 ha avuto una grande possibilità di recupero. Perché il rischio per ogni artista è quello di restare bloccati, più o meno a lungo. Vitale in questo spettacolo in cui si esibisce assieme a Paolo Carone, autore delle canzoni, fa del suo egocentrismo fanciullesco la sua bandiera, il filtro con cui racconta un microcosmo alla fine degli anni ’70, che come una monade riflette tutto il mondo.
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