
Perché Dio non ci parla più in modo più chiaro? Perché non fa sentire direttamente la sua voce? Ci dicono che ci cerca e ci vuole parlare, ma poi come lo fa? Forse parla in un qualche linguaggio che non conosciamo? Un po’ come succede con stranieri che parlano la loro lingua: possiamo starli a sentire quanto vogliamo, ma chi li capisce? Io posso dirti che ci ho pensato a lungo su e per ora ho trovato trenta diversi modi con i quali si esprime e possiamo intenderlo. Di sicuro ce ne sono molti di più però intanto questi che mi sono venuti in mente possono tornarci utili quando siamo incerti, quando ci sembra di non udire la sua voce, quando pensiamo che se ne stia zitto come la statua di Buddha. Quel che è certo è che te ne devi occupare per capirlo. Devi uscire dal rumore del mondo almeno un po’ e affinare il tuo orecchio ai nuovi suoni. Da cosa riconosciamo un vero, autentico, buon dialogo con Dio? Dai suoi frutti, lo dice Gesù questo. «Li riconoscerete dai loro frutti. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi?» sta scritto in Matteo 7,15-20. Se essi sono amari, aspri ed acidi si tratta di altro, di lontananza da Dio, del suo opposto. Se, invece, siamo d fronte alla dolcezza “buona e giusta”, e quindi non finta e melliflua, allora stiamo parlando con Dio. Quest’ultimo ama la nonviolenza, la gentilezza amorevole, l’apertura del cuore e la generosità. Tutto il resto gli è estraneo, è frutto della lontananza da lui. Detto questo vediamo questi trenta modi in cosa consistono.
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